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6 febbraio 2019
Ecco un piccolo segreto sul business dell’imballaggio protettivo. Se un imballaggio non soddisfa il cliente (un articolo contenuto al suo interno arriva a destinazione danneggiato), l’azienda di confezionamento riceverà raramente una chiamata di lamentela.
È molto improbabile che i consumatori vadano a cercare il numero verde delle aziende che hanno fabbricato l’imballaggio. Si lamenteranno invece con i retailer che gli hanno inviato il pacco o i corrieri che glielo hanno consegnato.
Ogni consegna è un touchpoint tangibile che un consumatore ha con il vostro marchio. Ma quell’esperienza non finisce davanti alla porta di casa: al contrario, è proprio lì che inizia. Quindi come assicurarsi che l’esperienza che i clienti hanno quando ricevono, aprono, riusano, riciclano o rispediscono i pacchi che voi fornite è positiva?
Ecco i tre principali e costosi errori che ho visto commettere alle aziende in ogni settore e regione del mondo:
A volte un prodotto deve essere restituito. Ma se le aspettative dei consumatori per una consegna rapida e gratuita sono cresciute esponenzialmente negli ultimi anni, lo stesso vale per le loro aspettative sulla facilità della procedura di reso.
Infatti, il 94 per cento dei consumatori afferma di preferire nettamente il reso degli articoli con l’imballaggio originale. Scenario ideale: all’interno dell’imballaggio è presente un’etichetta di reso prepagata. Il cliente la incolla e lascia il pacco al punto di ritiro più vicino. Fin qui tutto bene. I consumatori sono abbastanza soddisfatti di questa procedura. Ma c’è una differenza tra essere abbastanza soddisfatti ed essere davvero contenti.
L’esperienza del cliente non è finita con la consegna del pacco, nemmeno se il retailer si è preso la briga di mettere un’etichetta di reso all’interno. Ogni reso è un altro punto di impegno con il vostro cliente. Deve rispecchiare la stessa precisione e attenzione al dettaglio di qualsiasi altra parte dell’esperienza. Non lasciate che la logistica dei resi sia un aspetto secondario.
Quando pensate all’overpacking, state forse pensando al vostro peggiore incubo: un’esplosione di polistirene. Ma più spesso, l’overpacking riguarda pile e pile di scatole, un pullulare di cuscini d’aria o un articolo minuscolo che sommerso all’interno di un contenitore sovradimensionato.
Il 77% dei consumatori pensa che l’imballaggio rifletta i valori ambientali del marchio da cui acquistano.
I consumatori sanno riconoscere lo spreco quando lo vedono. Quello spreco si riflette negativamente sulla loro percezione del retailer e non solo quando si tratta di sostenibilità. Quando un ordine arriva in scatole multiple e inutilmente grandi, i consumatori vedono inefficienza.
Pensate a questo: i consumatori sanno che i tre aspetti più fastidiosi dell’imballaggio sono smaltimento, confusione e difficoltà di riciclaggio. La grande quantità di imballaggio del pacco inviato avrà anche protetto gli articoli all’interno, ma fa anche capire che il retailer non ha a cuore il consumatore, che viene lasciato da solo nel suo intento di disfarsi di tutto il materiale.
Le pratiche di confezionamento eccessivo costano di più ai retailer che investono in materiali e costi di trasporto e possono anche causare la perdita di clienti fedeli e di lunga data.
Avete ricevuto un capo d’abbigliamento per posta e deciso che non vi piace il taglio o come vi sta? Si tratta di un inconveniente minore, a patto che il retailer sia dotato di una logica di ritorno facilitata. Avete acquistato una TV a schermo piatto e alta definizione online e quando è arrivata presentava una crepa al centro? È un incubo.
Con l’invenzione di Bubble Wrap® più di 60 anni fa, Sealed Air ha dato il via alle spedizioni in pacchetti, un settore cresciuto come non avremmo mai immaginato. Ciò significa che moltissimi articoli fragili, pesanti e dalle forme particolari sono ora movimentati attraverso una catena di consegne non progettata per gestire un tale volume e in soluzioni di confezionamento non adatte.
Il risultato: danni, danni e danni.
Ridurre quest’incidenza di danni non è solo un’esigenza imprescindibile dell’esperienza del cliente, ma è anche un’esigenza di sostenibilità. Esiste un’enorme quantità di imballaggi biodegradabili, riciclabili, riutilizzabili che possono eliminare l’impronta di carbonio di un articolo danneggiato. Gli articoli danneggiati devono tornare su un veicolo o un aereo ed essere spediti alla località di partenza, dove sono ricondizionati, riparati, reimmagazzinati e rivenduti e a volte solamente conferiti in discarica.
Dopo di che devono essere rispediti, ripercorrono un altro viaggio nella catena di fornitura, in un altro pacco pieno di materiali di confezionamento. Se desiderate essere un’azienda più sostenibile, la riduzione dei danni è l’azione di maggiore impatto che potete fare per il vostro marchio e i vostri profitti.
Non è troppo tardi per evitare questi errori comuni di confezionamento e ripensare l’esperienza che i consumatori hanno con il vostro imballaggio, prima che siano loro a ripensare l’esperienza che hanno con voi.